La fiaba di Erica.

(1991)

bambolaC'era una volta, in una cittadina della Liguria, una bella bimba che si chiamava Erica.
Erica aveva tutto quello che una bambina può desiderare, ma non era felice...
La sua cara mammina era spesso molto occupata nei lavori di casa e non sempre era pronta ad ascoltarla, quando aveva voglia di confidarsi (questo fatto fu scoperto in seguito da un certo Maurizio Costanzo), ed il suo fratellino, più piccolo di lei, non la capiva per niente: la disturbava con i suoi giochi chiassosi, le rubava l'erba e le caramelle, era sempre tra i piedi quando lei si voleva concentrare in preghiera, o voleva "farsi" una dose.
Il padre poi, per sua fortuna, era molto spesso fuori di casa, impegnato a procurare il cibo per la famigliola.

Insomma, la povera bambina non ne poteva più.
Erano i tempi della massima civiltà raggiunta dall'umanità:
La felicità era alla portata di tutti, le parole "sacrificio" e "dovere" erano state bandite dal vocabolario. Persino i cani avevano alcune trasmissioni televisive a loro dedicate, ed una bella signora si guadagnava da vivere piangendo pubblicamente sulla sorte dei cuccioli senza padrone o di un barboncino perduto.

Solo la povera piccola Erica era irrimediabilmente infelice...
Dopo aver atteso a lungo l'intervento della fatina di Cenerentola, fece domanda di partecipazione a tutti i teleqiz, ma invano.

Bisognava agire, e bisognava farlo subito. Ma come fare? Una povera bimba sola ed indifesa...  Allora la piccola Erica pensò bene di assicurarsi la collaborazione del suo "fidanzatino", il piccolo Omar. Lo chiamò a sè e gli disse:
- Tu mi ami?
- Certo - Rispose Omar.
- E quanto mi ami?
- Moltissimo - Rispose ancora Omar.
- Cosa faresti per me?
- Qualsiasi cosa! - Esclamò, rapito, l'innamorato.
- Allora domani vieni a casa mia: abbiamo un lavoro da fare.

Il Giorno dopo, il piccolo Omar si presentò puntuale a casa di Erica. Aveva indossato il suo vestitino della festa, ed era ansioso di compiacere la bella innamorata.

La trovò in cucina, intenta ad affilare due coltelli.
- Cosa fai? – Le chiese incuriosito.
- Affilo i coltelli, non lo vedi?
- E perché?
- Hai dimenticato che abbiamo un lavoro da fare? Ecco questo e tuo. Il mio è quasi pronto.
- E cosa ci debbo fare?
- Dobbiamo uccidere mia madre e mio fratello. Speriamo che mio padre rientri presto, così uccidiamo anche lui.

Il piccolo Omar rimase piuttosto perplesso: perché la sua cara piccola Erica voleva fare questa carneficina? Poi pensò: beh, i parenti sono i suoi, se per lei va bene così... Era solo un po’ preoccupato per il suo vestitino nuovo, magari si sarebbe sporcato di sangue...
- D’accordo – disse – ma vado prima un momento a casa a cambiarmi.
- Non abbiamo tempo da perdere con queste stupidaggini! Su datti da fare... Mio fratello è di sopra.

Detto fatto. I due fidanzatini si misero all’opera e, in men che non si dica, avevano bell’e sgozzato la madre ed il fratellino. Il padre, purtroppo, tardava e decisero di rimandare ad un’altra occasione.

Ma le sventure della povera piccola Erica non erano ancora finite!
Arrivarono i gendarmi che, senza alcun riguardo, li portarono in prigione.

Ora, dovete sapere che, in quell’epoca felice, regnava un re molto buono dal nome un po’ strano, si chiamava Mezzidinformazione, ma tutti, per brevità, lo chiamavano Media.
Egli era un sovrano assoluto: decideva chi doveva governare, chi doveva andare in prigione e chi doveva uscirne, cosa la gente doveva mangiare a pranzo e cosa a cena, come bisognava vestirsi o svestirsi, come e quando fare all’amore, a che ora andare in bagno la mattina, con quale carta igienica pulirsi, eccetera.

Oltre che di tante altre cose che non confessava, questo buon re si nutriva di notizie, e la notizia delle sventure della piccola cara Erica si rivelò particolarmente appetitosa.
Il buon re se ne impadronì immediatamente e, da quel momento, le sorti della piccola cara Erica cambiarono:
I due assassini diventarono la coppia più nota del Paese, conosciuta ovunque col tenero nome de “i fidanzatini”. I dibattiti televisivi e le interviste non si contarono più. Cominciarono a fioccare valanghe di lettere di fans ed ammiratori. Chiunque aveva avuto a che fare con lei, anche solo marginalmente, finiva in televisione.

La piccola Erica cavalcava questa nuova notorietà con molta disinvoltura. Decise che era il momento di affermare la sua personalità su quella del piccolo Omar e cambiò fidanzatino.
La scelta cadde su un povero mentecatto che, manco a dirlo, andò immediatamente in televisione. Ma ormai l’eroina era solo lei.

Intanto il processo andava avanti, ma lei sapeva che in galera non ci sarebbe restata a lungo. Aveva solo bisogno di un po’ di soldi.

Allora, con l’aiuto di un premuroso giornalista, scrisse un bestseller: “Come ti stermino una famiglia”. Poi un illuminato regista decise di trarre un film dalla storia di Erica dove, nella parte della protagonista, recitava lei stessa.

A venti anni Erica era plurimiliardaria (in euro).
Ritornò a vivere col padre (che prudentemente la notte si chiudeva a chiave in camera), e tutti vissero felici e contenti.

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