La mia famiglia

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   Scusatemi se questi miei ultimi racconti non sono particolrmente allegri. Rassicuratevi non sono in depressione ma, mentre la memoria recente comincia a giocarmi qualche scherzetto, quella del passato remoto diventa sempre più vivida.

  Allora, prima che cominci ad attenuarsi anche quella, voglio parlarvi della mia famiglia.

   Quella della foto (1942) è la mia famiglia in senso stretto ma, in effetti, io avevo anche altre due famiglie: i Fiorenzano ed i Dell'Aquila.
  Cominciamo con i Fiorenzano.

  I Fiorenzano erano miei cugini, figli della sorella maggiore di mia madre. Le due sorelle erano molto unite e le nostre famiglie si frequentavano assiduamente. Quasi tutte le domeniche pomeriggio, partivamo a pieidi dalla nostra casa alla Sanità per raggiungerli in Vico Campanile al Consiglio, un vicoletto in cima ai Quatieri Spagnoli. Camminavamo sempre in formazione: davanti io che portavo per mano mia sorella Maria Antonietta e dietro i genitori con le due più piccole, Elena e Liliana. Percorrevamo Via Cristallini, Via Foria, Via Toledo fino a Piazza Carità per poi affrontare la salita che ci portava a destinazione.

  Amavo questa famiglia come se fosse stata la mia: Zio Salvatore, Zia Ida e ben nove figli che consideravo tutti miei fratelli. Erano cinque femmine e quattro maschi con  cui mi sfrenavo dopo una settimana da unico maschio fra tre femmine. Avevano anche una bella terrazza panoramica con una scaletta che portava al "bevedere" la terrazza di copertura del fabbricato. Su quella terrazza imparai ad andare in bicicletta. 
   Non appena cominciai ad uscire da solo (sette otto anni) la meta delle mie passeggiate era casa loro. Oggi il mio nipotino di undici anni ha il cellulare: la mamma sul suo ha una app che, in qualsiasi momento, le permette di vedere il figlio dove si trova. Allora anche i telefoni erano accessibili a pochi privilegiati. Ma mia madre, quando non mi vedeva ritornare, sapeva dov'ero.

   Tranne una volta. Eravamo in villeggiatura ad Ercolano (allora era un posto di villeggiatura) ed io un pomeriggio presi il tram e me ne andai a Napoli da loro dove rimasi a dormire. Fui svegliato in piena notte e costretto a vestirmi in fretta: mio padre, accompagnato in macchina da un amico, era venuto a cercarmi per riportarmi a casa.

   Mi piaceva mettermi a tavola con loro: ero il dodicesimo di una tavolata dove regnava sempre l'allegria. Zio Salvatore sedeva a capo tavola, zia Ida portava una grande zuppiera glie la poneva davanti. Lui faceva le porzioni e poi mangiava quello che rimaneva direttamente dal recipiente. A quella tavola imparai a mangiare la pasta e fagioli, una pietanza che avevo sempre odiata. Quando me la vidi davanti andai in crisi. Ma a quella tavola non potevo fare i soliti capricci e la mangiai. Ancora oggi, quando mi godo un bel piattone di pasta e fagioli, penso riconoscente a quel tavolo ed a quella famiglia.

   Naturalmente, anche quando fui più grande la nostra meta preferita era VicoCampanile al Consiglio. Era sempre un tuffo nell'allegria: Mario suonava il pianoforte, Ugo lo accompagnava con una batteria improvvisata formata da una sedia e due spazzole per i panni. Sandro poi prendeva   affettuosamente in giro Patrizia, la loro fantesca a cui aveva fatto credere di poter diventare una cantante di successo. Le aveva insegnato delle divertentissime canzoncine sconclusionate e, spacciando mio padre per un impresario, la faceva esibire davanti a tutti noi che ci sentivamo male per dover trattenere le risate.

   La vita poi ci ha allontanati. Ma i Fiorenzano sono rimasti, per me,  i miei fratelli e sorelle.


                                                                                                           fiorenzano


La famiglia Dell'Aquila è l'altra mia famiglia: sei figli, cinque maschi ed una femmina.
(continua)                                                                                 
           







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