XXVI

La mia Napoli

 Ritornato a Napoli, il primo impatto con la mia città non è stato particolarmente entusiasmante.

Arrivando da una tranquilla cittadina della provincia romana, da una ridente villetta con tutte le comodità (Un bel giardino, un garage proprio dentro casa, spazio a volontà), riadattarmi ad un appartamento in condominio al quarto piano, al caos ed ai rumori, mi sembrava un’impresa impossibile.

Inoltre mi sono accorto di aver perduto la freddezza, l’occhio e la prontezza di riflessi necessari per guidare per strade strette, con macchine posteggiate su tutti e due i lati, di sbieco, in seconda fila, ferme in mezzo alla carreggiata, e con migliaia di motorini che sfrecciano acrobaticamente, spuntandoti all’improvviso da tutti i lati.

Ho dovuto in seguito ammettere che l’Amministrazione cittadina si era molto prodigata per evitarmi questi fastidi: mi aveva messo in condizioni di non usare la macchina ed io non lo avevo capito.

Se mi ostinavo ad uscire in macchina, mi accadeva di giungere a destinazione e, dopo giri pazzeschi, non poter posteggiare. I pochi posti possibili erano occupati da piante ed abbellimenti vari, le macchine erano lasciate nei posti più impensati e, quando mi riusciva di sistemarmi su un marciapiede, trovavo regolarmente la multa.

Allora, sull’orlo del collasso di nervi, provai ad uscire a piedi. Ai mezzi pubblici non pensavo proprio, non li usavo più da quando avevo comprato, a 20 anni, la mia prima Lambretta di seconda mano.

Poi, distrutto dai chilometri percorsi a piedi, presi il mio primo biglietto d’autobus… E ritrovai la mia Napoli.

La gente… E' la gente di Napoli che distingue questa città da tutte le altre. Me n’ero dimenticato.

Salire su un mezzo pubblico, specie nei quartieri più popolari, è una curiosa esperienza. Tutti parlano di tutto, sembra di salire su di un salotto itinerante, ma la cosa più strana poi, è il sincero interesse che la gente dimostra per i fatti tuoi…

Sentite cosa mi è capitato ieri:

Con una delle funicolari, arrivo al capolinea di un autobus. E’ già pronto a partire e, rallegrandomi per il colpo di fortuna, mi affretto a salire.

L’autista non è ancora a bordo: fuma una sigaretta sul marciapiede.

Ad un tratto mi accorgo di aver dimenticato un piccolo acquisto in farmacia. Dal finestrino ne vedo una a pochi metri. Scendo e domando all’autista:

- A che ora si parte?

- Tra un paio di minuti - Mi risponde

- Faccio in tempo a fare una corsa in Farmacia?

- Non so.

- Io ci provo! -

La farmacia è vuota ma i due addetti al banco sono impegnati in un’accesa discussione sul programma televisivo visto ieri sera e, prima di degnarmi della loro attenzione, lasciano passare qualche minuto.

Poi uno di loro mi serve rapidamente, ma quello che è alla cassa, prima di darmi il resto, mi ha voluto esporre tutte le sue idee sull’introduzione dell’euro.

- Ormai il pullman è andato – Ho pensato, e mi sono rassegnato ad una lunga attesa.

Invece, appena fuori, ho visto l’autobus ancora lì, strapieno, fermo con le porte aperte…

Mi sono catapultato a bordo. Immediatamente le porte si sono chiuse ed il mezzo è partito.

- Avimma aspettà ‘cchiù? (dobbiamo aspettare ancora?) - Mi ha chiesto con aria semiseria una vecchia signora.

Sono rimasto sbigottito: mi avevano aspettato!

Mi sono scusato e poi, mentre rassicuravo la signora, spiegandole che a casa stavano tutti bene e che avevo solo acquistato delle vitamine, mentre un altro viaggiatore mi informava che ero uno stupido a buttar via i soldi in vitamine che non servono a niente, e un terzo signore interveniva in mia difesa, confutando gli argomenti dell’altro, mi sono ritrovato sotto casa.

Quasi perdevo la fermata!

Sicuramente Napoli ha tanti difetti…  Ma vi assicuro che non vi si può morire di solitudine.

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