XXXIII

Finalmente a casa

(Letterina a mia moglie)

Mia cara,

sento il bisogno di farti partecipe della mia felicità per essere finalmente tornato da te.

Scusa se ti scrivo tramite Internet, pur sapendo che odi il mondo virtuale, e che usi il PC solo per giocare a “Free Cell” o a “Campo minato”.

Sono un convinto assertore della sincerità fra coniugi e voglio essere sincero fino in fondo, ma l’istinto di conservazione mi consiglia di prendere qualche precauzione…

E così, ti dicevo, sono finalmente a casa.

Quando ero solo e lontano da te, soffrivo per la tua mancanza, desideravo tanto averti con me, condividere le piccole esperienze quotidiane, commentare insieme i fatti del giorno, fare all’amore…

Ricordo che, dopo qualche tua sporadica e breve visita, rimaneva nell’aria la tua presenza, mi aggiravo per casa con la sensazione di trovarti nella camera accanto oppure, mentre guardavo la televisione, mi sembrava di sentirti alle mie spalle, e mi voltavo per parlarti…

Ed ora, finalmente sono qui con te. E guardiamo insieme la televisione… Io la guardo soltanto, senza sentirla perché, come sai, sono un po’ duro d’orecchio e tu, giustamente, nella tua immensa sensibilità, tieni il volume bassissimo per non infastidire i vicini.

La cosa però non mi disturba come potresti pensare, perché tu preferisci vedere il Grande Fratello e le trasmissioni di quiz, ed io sono ben contento di non sentire, e farei volentieri a meno anche di guardare…

In verità ti piacciono anche i dibattiti, e può anche capitare che il volume dell’audio sia tale da permettermi di sentire… Ed a volte anch’io li trovo interessanti… Ma il dibattito è per te solo uno spunto… Poi, per tutta la trasmissione, mi spieghi dettagliatamente come la pensi sull’argomento…

Ricordi quando, credendo di aver trovato una soluzione, mi comprai la cuffia? Era un aggeggino molto comodo, senza fili, e sentivo benissimo. Fu allora che mi facesti giustamente notare che avevo la sensibilità di un lavandino: con quella cuffia mi estraniavo e ti tagliavo fuori…

E così ora non la uso più… e sto bene attento a non addormentarmi se no, giustamente, ti offendi… E sto bene attento a dimostrare il massimo disinteresse per qualsiasi bella figliola dovesse apparire sullo schermo… Sforzandomi di capire i tuoi comprensibili apprezzamenti per Richard Geere o Gigi Proietti.

Ma, finalmente, sono a casa… e finalmente andiamo a letto insieme…

Tu leggi fino a tardi. Io, con la luce accesa non riesco a dormire, quindi leggo anch’io… Quando decidi di smettere, spegni il tuo lume, ti sistemi, e domandi: - Leggi ancora per molto? - A quel punto, se voglio continuare una vita tranquilla, devo rispondere: - No cara – e, lasciando una parola letta a metà, devo rapidamente deporre il libro e spegnere la luce.

Poi comincia la tua azione progressiva per conquistarti la mia parte di coperta e la mia metà del letto…

Però abbiamo dei meravigliosi momenti di intimità: quasi tutti i giorni ce ne facciamo quattro o cinque… di partite a Burraco. Tu vinci sempre, perché sei più brava, ma soprattutto più intelligente…

Della tua intelligenza superiore ormai mi hai convinto… Sono contento che i nostri figli abbiano preso da te.

E capisco il tuo disprezzo per le cose tecnologiche e stupide che lasci agli esseri inferiori. E perciò ti capisco e ti apprezzo quando corri da me trafelata con in mano il mio telefonino che suona, perdendo magari la telefonata, ma senza degnarti di rispondere.

E capisco perché quella tua stupida macchina (è così che la chiami?) è sempre tutta ammaccata, con uno strato di polvere sul parabrezza, che bisogna guidare ad intuito perché non si vede niente (pensa che l’ultima volta, credevo di essere in un sommergibile!), con la tasca portaoggetti dello sportello lato guida fissata solo su di una vite, e appesa in modo da rendere la chiusura dello sportello più divertente di un gioco di società: Devi riuscire, tenendo tra due dita un lato della tasca, a chiudere lo sportello lasciandola un attimo prima che vada ad incastrarsi nel battente...

E ricordo con grande tenerezza quella sera di qualche anno fa quando, essendosi fulminata una lampadina, ti trovai ad attendermi al buio, perché tu, una lampadina, non la sfiori neanche con un dito…

E sono ansioso di rivivere il piacere dei nostri piccoli viaggi in macchina. Con te che mi salvi continuamente da sicura morte avvertendomi in tempo dei pericoli:

- Attento, abbiamo una macchina dietro!

- Va più piano, questa strada è pericolosa!

- Attento alla moto!

- Attento al pedone!

- Frena!

Finalmente sono a casa… Soffrivo tanto lontano da te… Ora non soffro più? 

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