XXXIV

Ancora una letterina

(Letterina a mia moglie)

Mia cara, come già in un’altra occasione, ti scrivo su questo forum, sicuro che non mi leggerai mai.

Comprenderai che la mia vita con te è già abbastanza movimentata senza che vi sia bisogno di aggiungere altri motivi di “discussione”.

Questo nostro viaggio in Calabria merita però qualche piccola considerazione.

All’andata eravamo d’amore e d’accordo e sembravamo quasi una normale coppia di vecchi coniugi: Si ascoltava la radio, si faceva qualche commento sugli altri automobilisti o sui lavori in corso in autostrada. Ricordavamo la battuta di un nipotino, discutevamo sull’incapacità di qualche amico di giocare al burraco, e così via…

Poi è accaduto:

Non ho riconosciuto l’Autogrill dove avevi deciso di fermarti a fare colazione e sono passato oltre! Quell’Autogrill, e solo quello, aveva le pizzette che non ti fanno male!

Sarei tornato indietro al primo casello (cosa vuoi che siano 70/80 km. In più!) ma tu, giustamente, non hai voluto.

Da quel momento, però, è cominciata la mia punizione: mi sono fermato a tutti, ma proprio tutti, i locali di ristoro incontrati lungo la strada (in verità non molti), ma naturalmente, non te ne andava bene nessuno: questo (te lo ricordi?) sa fare solo degli insipidi spaghetti a filetto di pomodoro, quest’altro è sporco, quello è caro, quell’altro non mi ispira fiducia…

Attanagliato dai morsi della fame ti ho convinto a deviare dalla nostra strada per inoltrarci nel centro di Diamante, dove ricordavo un certo panettiere che faceva delle ottime pizzette. Il buon uomo, però, ignaro della nostra tragedia, aveva chiuso il negozio e se n’era andato a pranzo (lui).

Ormai al limite della resistenza, eravamo pronti a scambiarci le offese più sanguinose, trattenuti solo dalla nostra buona educazione, quando è accaduto il miracolo: siamo passati davanti ad un localino dall’aspetto accattivante, l’insegna era “STUZZICHERIA”.

A quel punto l’uomo vero che si nasconde in me (quello che non deve chiedere mai) ha preso il sopravvento: Ho fermato la macchina, sono sceso e ti ho detto: - Io vado a mangiare qualcosa, tu fa come vuoi!-

Evidentemente soggiogata dalla mia personalità (o dalla fame) mi hai seguito.

C’erano solo tre quattro tavolini ma, ad uno di questi, una coppia divorava degli enormi e profumatissimi piatti di spaghetti ai frutti di mare.

E’ stata la tua definitiva capitolazione: - Voglio questi! – hai esclamato e, finalmente, davanti a due porzioni di ben di Dio, siamo tornati noi stessi.

Il soggiorno, fortunatamente, non ha storia. Non eravamo in vacanza. I pittori avevano appena finito di dipingere gli interni della nostra casetta al mare. Le pareti erano immacolate ma, come era da prevedere, pavimenti, mobili, suppellettili, infissi, erano piacevolmente spruzzati di bianco.

Tu non sei una di quelle donne fissate per la casa, ma su di una cosa non transigi: - Le pulizie devono essere fatte in modo radicale, nessun estraneo sarà in grado di ripulire la casa come possiamo fare io e te!

Abbiamo quindi trascorso tre meravigliosi giorni tra spugnette e detersivi, consumando frettolosi spuntini sul tavolino di cucina.

Dai balconi si vedeva il mare, sarebbe bastato scendere sei scalini… ma, per noi, era lontano quanto l’Antartide.

Quando finalmente abbiamo affrontato il viaggio di ritorno ero felice, sia per la soddisfazione del lavoro ben fatto, sia perché era finalmente finito.

Povero illuso, non immaginavo che i problemi erano appena cominciati…

Seconda parte: La vendetta

E’ lunedì mattina, una bella giornata di sole, poco traffico. Sono contento: mi aspettano un paio d’ore di guida piacevole… la macchina è perfettamente a punto, mi sento bene…

Partiamo verso le dieci, hai anche portato la bottiglietta col caffè. Faremo una tirata dritto fino a casa. La strada litoranea che da Belvedere Marittimo porta fino a Praia a mare si snoda davanti al cofano della macchina… E’ quasi deserta… una goduria…

Canticchio una filastrocca inventata sul momento, il motore sussurra che è una meraviglia. Tutto perfetto…

Dopo qualche chilometro raggiungiamo un camioncino. E’ più lento ma procede rigorosamente sulla sua destra, la carreggiata opposta è completamente libera… Sorpasso. Non dici niente, ma ti aggrappi al bracciolo come se fossi sulle montagne russe…

Mi sforzo di non farci caso e continuo ad andare… 120/130 chilometri all’ora… La strada è larga, asciutta, libera…

Raggiungo rapidamente un furgone… La carreggiata opposta è libera… Siamo su di un rettilineo… Si intravede un puntino lontano lontano … E' un’ “Ape” che viene in senso contrario… Prevedo che sarà alla nostra altezza tra un paio di giorni… Metto la freccia a sinistra e mi accingo al semplicissimo sorpasso…

- No! – Esclami – Non sorpassare!

Continuando a canticchiare allegramente rinuncio… Seguo il furgone fino a quando, accortosi forse del mio problema, svolta in una traversa e mi lascia libera la strada.

Ringrazio la buona sorte e riprendo ad andare…

Dopo qualche chilometro compaiono, trecento metri davanti a noi, tre macchine che procedono più lentamente… Vedo, con la coda dell’occhio, che protendi la mano come a volerle tenere lontane… Poi, visto che non ci riesci, mi dici:

- Frena!

- Perché?

- Non vedi le macchine?

- Ma sono ancora lontanissime!

- Ma tu perché devi correre così?

- Cara, guarda che dobbiamo fare quasi trecento chilometri, vorrei arrivare a casa in giornata…

- Ed io ci vorrei arrivare viva…

Da come si sono messe le cose capisco che la passeggiata è rovinata… Sono abbastanza contrariato anzi, diciamo la verità, sono incazzato nero.

La filastrocca non la canto più… mi accendo una sigaretta… - Ancora una sigaretta? Ma adesso l’hai spenta! Non le rispondo, medito la vendetta…

Rallento fino a 70 chilometri all’ora e resto dietro le tre macchine… Mantengo una distanza di sicurezza esagerata… Le vetture che sopraggiungono ci sorpassano tutte molto agevolmente.

Dopo Praia comincia la superstrada della valle del Noce, sono circa settanta chilometri di curve. Li percorro tutti dietro un camion, a sessanta all’ora.

Nella macchina incombe un silenzio di tomba.

Quando finalmente giungiamo a Lagonegro ed imbocchiamo la Salerno Reggio Calabria, strada che percorro abitualmente a 160/180, mi metto disciplinatamente sulla destra e procedo attenendomi scrupolosamente ai limiti di velocità (80/90 con qualche brevissimo tratto a 120/130).

Dopo due ore siamo ancora a metà del percorso.

La Salerno-Caserta è una strada a sei corsie, senza curve e senza traffico. Mi metto disciplinatamente a 120.

Su una strada così, procedendo a 120, si ha la sensazione di stare quasi fermi…

Finalmente non ce la fai più e sbotti:

- Ma non puoi andare un poco più veloce?

- Più veloce di così? Stiamo andando a 120!

Insomma siamo arrivati a casa in quattro ore, completamente distrutti…

Si, cara, mi sono vendicato.

Ma ora te lo posso dire: E’ stata proprio una vendetta del c… avolo!  

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