XVIII

Un bel pomeriggio di pesca

Siamo in vacanza in Calabria, le nostre casette danno direttamente sulla spiaggia.

Tra i vicini vi sono molti appassionati pescatori che passano tutto il loro tempo a mare: Li vediamo spesso ritornare dalla pesca con con abbastanza pesce da risvegliare in noi una puntina di invidia.

In questi ultimi giorni poi, hanno veramente esagerato: una cernia di quattro chili, ricciole di varie misure, ed alla fine il colpo di grazia, addirittura un barracuda!

Il nostro gruppo frequenta la zona da quasi vent'anni , quando i bambini erano piccoli. Ora i bambini sono in giro per il Mondo, e noi siamo qui, sotto gli ombrelloni, con giornali ed occhiali, a parlare delle solite cose: le lagane con i ceci mangiate ieri sera, la crostata di tagliolini come la fa Elena, il condomino moroso, ed i soliti pettegolezzi da ombrellone.

Questa nuova realtà, questa gente che attira sfacciatamente l'attenzione con imprese epiche e che non fa niente per unirsi al gruppo, non concedendoci nemmeno la possibilità di spettegolare, ci fa un po' rabbia. Bisogna fare qualcosa per riscattare l'onore calpestato, bisogna agire: formiamo anche noi un team di pesca, facciamo vedere a questi parvenu cosa siamo capaci di fare.

Naturalmente il prestigioso incarico viene automaticamente assunto dai più esperti:

Enzo D.:novanta chili, medico. Esperienze precedenti: Pesca dei mazzoni , a sei anni, dalla terrazza dello stabilimento balneare; svariati tentativi di pesca al bolentino (sembra che una volta abbia preso anche un sarago).

Enzo Q.: ottanta chili, medico anche lui. Esperienze precedenti: Una meravigliosa perchia, presa al bolentino nel 1979. Qualità supplementare: unico del gruppo a disporre di una barchetta.

Antonietta Q.: peso non dichiarato, casalinga. Esperienze precedenti: Una aguglia presa a traina nel 1990. Qualità supplementare: disponibilità a pulire e cucinare il pescato, ma soprattutto ad ospitarci tutti per la cena.

Enzo A.: settantadue chili, il sottoscritto. Esperienze precedenti: Una serie di timidi e quasi inutili tentativi, effettuati durante le crociere in barca a vela.

Alfredo D.: ottanta chili, avvocato . Avrebbe voluto unirsi al gruppo, ma non si chiamava Enzo e non l'abbiamo accettato.

Alla prima uscita, di pomeriggio, Enzo D. ci porta rapidamente sulla piana che si trova a circa quattro miglia dalla nostra spiaggia.

Troviamo un branco di piccole vope a circa venti metri sotto la barca. Ne riempiamo agevolmente un secchio e torniamo a terra felici e trionfanti.

Il nostro gruppo è però troppo numeroso e le vope pescate non bastano per tutti. Niente paura, il pesce pescato viene pulito, conservato in frigorifero, e combiniamo il cenone per la sera successiva, dopo una nostra seconda uscita a pesca.

Non ci crederete, ma Enzo D. ci riporta sul posto con straordinaria precisione, e , ancora più incredibile , le vope erano lì ad aspettarci.

Altro secchio colmo ed altro glorioso ritorno. Unico neo nella nostra gioia, il commento di uno di quei pescatori "veri" : - Si, per dei principianti è abbastanza divertente... -

La cena che segue è superlativa. Al pesce fritto e fragrante, Antonietta ha aggiunto un'ottima pasta "alla stalla" , affettati vari, frutta, dolce, gelato e fiumi di ottimo vino bianco.

Ma ormai quella parola, principianti, ci scava dentro, dobbiamo fare di più e meglio. Ci prepariamo quindi con scrupolo al giorno della GRANDE RISCOSSA. Si intervistano pescatori di successo, rivenditori di articoli da pesca, si prepara una graduatoria delle varietà pregiate catturabili in zona, Enzo Q. ed Enzo D. acquistano dei gruppi di ametti fosforescenti e con le alucce che, a detta del venditore, catturano solo pesce pregiato, e senza altra esca. Io vado alla mia barca, in secco per mancanza di equipaggio, e porto via tutte le attrezzature da pesca accumulate (quasi inutilmente) nel corso degli anni.

Il gran giorno tutta la spiaggia è a salutare la nostra partenza. La barca, di alluminio, circa tre metri, motore fuoribordo da sei cavalli, è pronta sul bagnasciuga. Enzo Q., l'armatore, ha completato le dotazioni di bordo aggiungendo anche un bellissimo lume a batterie ricaricabili. Enzo D. , fra le altre cose, ha portato anche il cellulare (non si può mai sapere...) Io faccio la mia comparsa per ultimo, con tutta la mia attrezzatura: Una ventina di finali per il bolentino: con piombo da cento , da cinquanta, da trenta grammi; fissato alla fine del calamento, al centro, in testa; con ami piccolissimi, piccoli, medi, grandi, grandissimi. Altrettanti finali per la traina: con cucchiaino piccolo, medio, grande, rotante, ondulato, liscio, martellato, con piumetta, senza piumetta; piume di cappone garantito con testina piombata, con testina non piombata, micidiali Rapala a forma di sgombro o di aguglia. Riserva di lenze, ami e piombi di tutti i tipi; uno slamatore, un coltellino a ventiquattro funzioni, un affondatore, una canna ad azione progressiva con mulinello, due canne da traina da trenta libbre con relativi mulinelli e lenze in dacron.

Una volta caricata tutta l'attrezzatura, in barca non c'è più posto per noi. Comunque, con particolare abilità da veri contorsionisti, riusciamo ad imbarcarci e, fra le ovazioni della folla, partiamo per la GRANDE AVVENTURA. O almeno ci proviamo, perché il motore si rifiuta di essere complice di quanto sta accadendo, e non vuole assolutamente mettersi in moto.

Naturalmente ha fatto i conti senza la perseveranza e la determinazione di Enzo D., che, dopo settantatré strappi alla cordicella, lo costringe ad avviarsi.

Ci dirigiamo così, in planata, e con tutta la velocità concessa dal piccolo ma generoso motore, verso il nostro posto sulla secca. Il vento è contrario, e dopo cinque minuti siamo inzuppati come pulcini.

Chiedo ad Enzo di andare più piano, in modo da evitare di bagnarci e, contemporaneamente, permettermi di trainare qualche cucchiaino finché saremo a destinazione. La risposta è secca e decisa: - Non c'è tempo per i tuoi giocattolini, i pesci non ci aspettano! - Enzo nella vita fa il Primario, è inutile cercare di discutere con lui. Filo lo stesso un cucchiaino in acqua solo per farlo arrabbiare, nell'assurda speranza di incocciare un pescecorridore e prendermi la mia rivincita.

Intanto Enzo Q., seduto a poppa sul sedile di ferro della sua barchetta di ferro, si lamenta con la moglie di avere il sedere indolenzito. Io sono sul cuscino che copre il prendisole di prua e, non potendo reggere lo sguardo implorante e severo della dolce signora, gli cedo il mio posto.

Finalmente Enzo D. comunica: - Siamo arrivati - e spegne il motore. Mi precipito a recuperare la mia lenza e resto fermo al mio posto mentre Enzo Q. getta l'ancora.

Si tirano fuori le lenze di fondo, mentre pregustiamo il piacere delle prime toccate, arriva la notizia: - L'ancora non tocca il fondo! -

Enzo D. è trafitto dallo sguardo di rimprovero di sei occhi indagatori: - Hai sbagliato il posto! - Egli cerca di difendersi con delle illazioni sulla lunghezza della cima, ma poi deve ammettere che è la stessa delle altre volte e che nessuno ne ha tagliato un pezzo: - Avremo sbagliato di qualche metro, tirate su l'ancora, riproveremo un poco più in la.- Io sono contento di aver ceduto il mio posto a prua. Ora, grazie al sedere di Enzo Q., l'ancora non è un mio problema. Imprecando fra i denti il malcapitato recupera i sessanta metri di cima, e la barca riparte. Seconda fermata: La nostra guida ha perso un poco della sua sicurezza: - Che dite, proviamo qui? - Per noi un posto vale l'altro, l'esperto è lui - Proviamo pure - Quando l'ancora di nuovo non tocca nessuno si meraviglia. Enzo D. è però convinto di essere in zona: - Siamo capitati su di un posto appena un poco più profondo. E' inutile continuare a spostarci, aggiungiamo un altro spezzone di cima.-

Io me ne sto tranquillo al mio posto e, stranamente, comincio a divertirmi. I coniugi Q., invece, pieni di buona volontà, spostano i morbidi sederi dal morbido cuscino, che devono sollevare per accedere, fra mille difficoltà, al gavone sottostante, e cominciano ad armeggiare con le cime: - Mantieni qua, passami quella, tira, lascia, porc...! Ad un tratto Enzo Q. comincia a fare l'appello di tutti i Santi del Paradiso, seguito da quello dei Beati, aggiungendo perfino tutti i morti in odore di Santità: L'ancora se ne è andata sul fondo portandosi con se tutta la cima e tutti i nostri sogni di gloria!

Intervengo deciso ad imporre la calma e suggerisco l'unica cosa che mi pare sensata: - Cosa fatta capo ha. Visto che non ci possiamo ancorare, facciamo un po' di traina.- Antonietta mi guarda speranzosa di salvare la serata, gli uomini però mi snobbano apertamente e continuano a sfilare il Rosario delle imprecazioni.

A questo punto il sadico che sonnecchia in me si sveglia e propongo ancora: - Quale occasione migliore di questa per catturare del pesce pregiato? Avete gli ametti fosforescenti con le alucce, quelli che si usano con la barca in deriva, usateli! - Finalmente la proposta gli pare buona, si calmano, e filano in mare le nuove attrezzature sognando prede straordinarie.

Antonietta ed io, non disponendo di queste meraviglie della tecnica, ci accingiamo a pescare con i soliti vermetti ma, nell'aprire le scatoline, ci accorgiamo che sono tutti morti! Hanno dimenticato di conservarli in frigorifero e non vogliono ammetterlo neanche di fronte alla morte (dei vermetti).

Antonietta rinuncia definitivamente a tentare e sistema le sue lenze. Io scavando fra i morti trovo qualche moribondo e innesco gli ami di un terminale con piombo finale di cento grammi. C'è molta corrente, ma la mia lenza va giù dritta grazie alla consistenza del piombo.

Non così gli attrezzi speciali dei miei compagni che, nel giro di qualche minuto, mi ritrovo tutti ingarbugliati intorno alla mia ultima speranza di rivalsa.

Naturalmente la colpa viene addossata tutta a me: vi risparmio quello che sono capaci di dire due signori, due seri professionisti, in un caso del genere. Ormai l'atmosfera è satura di elettricità, ogni occasione è buona per scambiarci sanguinose offese. Essi provano,  uno dopo l'altro, tutti i loro diabolici aggeggi. Io, completamente immobile perché si mettono ad urlare anche se mi gratto il naso, sono riuscito ad ingarbugliare irrimediabilmente un mulinello ed a perdere in mare due terminali.

Intanto si è fatto scuro, decido quindi di smettere e, sfidando le ire di tutti, mi muovo dal mio posticino sul sedile di ferro e mi trascino a prua, andandomi a rannicchiare sul cuscino, bagnato, ma almeno più morbido.

Sono stato molto attento a sistemarmi in modo da mantenere la barchetta ben bilanciata, ma inutilmente: Enzo D. non sa più cosa tentare, rimasto solo a poppa, ne approfitta per spostarsi in contiuazione da un lato all'altro mettendo ogni volta in serio pericolo la stabilità del minuscolo natante. La cosa più incredibile però è che ogni volta che crea questa situazione di squilibrio con i suoi movimenti inconsulti, mi urla a gran voce di stare fermo e di non fare l'incosciente!

Con una pazienza degna di miglior causa, io mi sposto ogni volta per bilanciare i suoi movimenti e canto per mantenermi calmo. Non posso nemmeno cantare: dopo mezz'ora che li allieto, mi riducono al silenzio perché, secondo loro, canto sempre la stessa canzone. Qualcuno arriva addirittura a dire che sono stonato!

Finalmente i miei amici decidono che è ora di finirla, tirano su le lenze, e comunicano che si va via.

E' il momento della mia vendetta:

- No - mi impongo - finora avete comandato voi, ora farete a modo mio: aspettate due minuti e vi faccio vedere come si pesca.

Antonietta, per favore passami la mia lenza per i sarag... -

Poi mi sono ritrovato in acqua, tutti negano, ma ho la strana sensazione che qualcuno mi ci abbia spinto. Quello che è certo è che io, con questa gente, a pesca non ci vado più.

 

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